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La Cina ha annunciato misure “storiche” per stabilizzare il settore immobiliare colpito dalla crisi, consentendo ai governi locali di acquistare “alcuni” appartamenti, allentando le regole sui mutui (in particolare, riducendo il contributo minimo necessario per il primo acquisto immobiliare al 15%) e impegnandosi a consegnare le case non finite.

Le misure

«Nelle città dove ci sono un gran numero di unità abitative, le autorità potranno ordinare e acquistare alcune di queste unità a prezzi ragionevoli per usarle come alloggi a prezzi accessibili» ha detto il vice premier cinese He Lifeng, secondo quanto riporta l’agenzia statale Xinhua, durante una conferenza stampa seguita all’incontro con i player del settore real estate a Pechino. Sul contributo minimo per il primo acquisto. «Le aliquote contributive minime per i mutui ipotecari ai privati saranno abbassate ad un minimo del 15% per l’acquisto della prima casa e al 25% per l’acquisto della seconda», ha riferito l’agenzia statale China News, citando la Banca Centrale e l’Amministrazione nazionale di regolamentazione finanziaria.

Gli analisti chiedevano da tempo un intervento del governo con propri acquisti per sostenere un settore che al suo apice rappresentava un quinto del Pil nazionale e rimane un importante ostacolo per la seconda economia più grande del mondo. Tuttavia, gli investitori e gli operatori del real estate speravano che le misure segnassero l’inizio di un intervento governativo più deciso per compensare il calo della domanda sia di nuovi che di vecchi appartamenti, rallentare il calo dei prezzi e ridurre uno stock crescente di case invendute.
Basterà? Per valutare bisognerà capire quanto sarà potente l’impatto, chi finanzierà l’acquisto e quanto, alla fine, finanziato.

Da quando il mercato immobiliare ha iniziato la sua forte flessione, nel 2021, colossi dello sviluppo immobiliare – da Evergrande a Country Garden – sono andati in default, lasciando dietro di sé decine di cantieri inattivi e minando la fiducia in quello che per decenni è stato lo strumento di risparmio preferito dalla popolazione cinese. Dopo che le misure di sostegno, varate a ondate negli ultimi due anni, non sono riuscite a porre un limite alla crisi del settore immobiliare, il vice premier He Lifeng ha dunque annunciato questo ulteriore set di misure. Le case verrebbero utilizzate per fornire alloggi a prezzi accessibili, ha detto, senza fornire però una tempistica o un obiettivo per gli acquisti, né dettagliare come saranno finanziati. Ha anche affermato che i governi locali,- già però indebitati per circa 9mila miliardi di dollari – possono riacquistare i terreni venduti agli sviluppatori e ha promesso che le autorità «lotteranno duramente» per completare i progetti in fase di stallo.

Il taglio dei tassi e la «partita» delle vendite

Separatamente, la banca centrale cinese ha, dal canto suo, dichiarato che abbasserà ulteriormente i tassi di interesse ipotecari. In seguito all’annuncio, l’indice cinese CSI 300 Real Estate ha registrato un balzo di quasi il 9 per cento
Goldman Sachs stima che l’inventario immobiliare vendibile sarà pari a 13,5 trilioni di yuan (1,87 trilioni di dollari) alla fine del 2023 e poiché parte della loro costruzione non era stata completata, sarebbero necessari 5 trilioni di yuan di investimenti di capitale per completarli. Nel periodo gennaio-marzo ci sono stati 395 milioni di metri quadrati di nuove abitazioni in vendita, in crescita del 24% su base annua, mostrano gli ultimi dati ufficiali.

 

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