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Con il fondo morosità incolpevole e il contributo all’affitto definanziati dal Governo nazionale, la rimodulazione del Reddito di Cittadinanza e il contesto economico e sociale esistente, la precarietà abitativa in Italia e a Roma si fa sempre più grave. Ogni giorno decine di sfratti vengono ordinati ed eseguiti, anche a carico di nuclei con fragilità gravi come minori a carico, anziani malati e disabilità. Per questo la maggioranza di centrosinistra in Campidoglio ha “partorito” un nuovo regolamento, in parte anticipato da RomaToday oltre un anno fa, per il sostegno economico da riconoscere a chi rischia di finire in strada. 

La delibera contro la precarietà abitativa

L’atto è stato appena protocollato da Nella Converti e Yuri Trombetti del Pd, dovrà passare nelle commissioni capitoline competenti dopo i pareri dei 15 municipi, che inizieranno a discuterne dal 20 maggio. Di fatto, è il superamento della delibera 163 del 1998, che ha regolamentato per oltre 25 anni il dispositivo del contributo erogato dal Comune, per mezzo degli enti di prossimità, alle famiglie in difficoltà. Le novità, rispetto al passato, sono diverse. 

900 euro al mese per 5 anni

Innanzitutto, grazie al finanziamento stanziato a bilancio da 3,5 milioni di euro annui (ma si punta ad aumentare di parecchio), ogni richiedente potrà ottenere fino a 900 euro al mese per cinque anni per il pagamento del canone d’affitto di un appartamento intero. Cifra che scende a 400 euro quando invece si tratta di una singola stanza, fatto che a sua volta rappresenta una novità: il regolamento, infatti, coinvolge anche studenti e lavoratori che condividono una casa con altri e hanno sempre più difficoltà a sostenere determinate spese. Non c’è più il limite del 90% dell’affitto: il contributo potrà arrivare, in situazioni particolari, anche al 100%. Ci saranno poi altre due tipologie di contributo: temporaneo di emergenza, per massimo tre mesi per chi non ha una disponibilità immediata di un alloggio (si potrà arrivare a circa 1.500 euro) e una tantum per sovvenzionare le spese di trasloco fino a mille euro.

Che fine ha fatto il protocollo anti-sfratti. Prefetto e Comune discutono, ma l’accordo non è vicino e l’emergenza continua

Chi potrà accedere al fondo

Un’altra differenza importante rispetto allo stato attuale delle cose, è l’ampliamento dei beneficiari. Sono state aggiunte, infatti, anche le persone in uscita da situazioni di violenza domestica o familiare, appartenenti alla comunità Lgbtqia+ che subiscono violenze in famiglia o vengono discriminati, persone separate che perdono diritto all’alloggio in seguito a decisione del giudice, senza dimora, neomaggiorenni che stanno terminando il percorso in casa famiglia e non possono più restare in un contesto protetto e infine chi viene coinvolto da operazioni di sgombero su decisione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Non solo occupanti, ma anche chi è sfollato per una certificata precarietà degli stabili. 

Ovviamente ci sono dei criteri da rispettare. Fermo restando che anche gli stranieri con regolare permesso di soggiorno potranno accedervi, bisognerà essere residenti nel Comune di Roma. Le famiglie dovranno avere un Isee ordinario o corrente pari ad un massimo di 15mila euro se mononucleari, 12mila euro se composti da due o più persone e il valore dovrà essere aggiornato periodicamente dal dipartimento politiche abitative secondo gli indici Istat.

Prevenire è meglio che curare

A cambiare, in realtà, è primariamente il concetto che c’è alla base di questa delibera e del regolamento che contiene. Non si va più “a mettere una pezza”, correndo dietro agli sfratti già diventati esecutivi. L’obiettivo del Campidoglio (l’atto va ancora approvato, ma non dovrebbe incontrare grossi ostacoli), è quello di lavorare in maniera preventiva e trovare una soluzione abitativa adeguata a chi è a rischio precarietà. Già dalla prima messa in mora di un inquilino da parte del proprietario, infatti, viene predisposto l’intervento del Comune – tramite il municipio – sempre che ci siano i requisiti di partecipazione al sostegno. E uno dei punti imprescindibili del regolamento è che chi accede al fondo faccia una domanda di alloggio Erp, per poter ricevere l’erogazione con continuità e arrivare a una soluzione definitiva che metta fine al sostegno.

“Questa delibera parte dall’esigenza di dare risposte a chi, sempre di più, rischia di finire per strada – commenta Nella Converti, presidente della commissione politiche sociali – e dal confronto che c’è stato sin dall’inizio con gli assistenti sociali. Vedo spesso famiglie finire per strada e mi sento impotente e inutile. Abbiamo trovato Roma in condizioni pietose, è diventato difficilissimo garantire il diritto alla casa e io, di principio, sarei sempre per perseguire la via della casa pubblica, non di pagare un proprietario privato. Ma tra il libro dei sogni e la realtà c’è una bella differenza e a noi serviva uno strumento preventivo, non riparativo”.

“Ora si apra l’Agenzia sociale per l’abitare o questa delibera sarà inutile”

“La nuova delibera è ottima – prosegue Converti -, ci è voluta tanta riflessione, abbiamo allargato le maglie ampliando a diverse categorie fragili. Però voglio ribadire che serve l’Agenzia sociale per l’abitare, come da Piano Casa, perché senza questo strumento, la delibera che approveremo non funzionerà. L’assessore Zevi garantisce che verrà aperta al massimo durante l’estate. Serve come il pane, perché il Comune così fa da garante alle persone che, altrimenti, non avrebbero credito dai privati e non riuscirebbero mai a reperire un appartamento sul mercato”. Per Trombetti, presidente della commissione casa “con questa riforma cambiamo il nostro sistema di welfare cittadino, dando un aiuto concreto alla persona in difficoltà, prima che piombi nell’emergenza. Questo assegno unico universale da 900 euro è la vera grande novità”. 

Un fondo da 3,5 milioni di euro (per ora)

Come detto, il dispositivo verrà finanziato con 3,5 milioni di euro l’anno anche grazie ai residui del contributo economico previsto dalla “vecchia” 163 del 1998 e integrati da risorse economiche derivate dalla progressiva chiusura dei CAAT, i centri d’accoglienza alloggiativa temporanei che il Comune sta progressivamente chiudendo, con un potenziale risparmio di oltre 20 milioni di euro l’anno: “Dai calcoli fatti, per poter dare una risposta veramente ampia a tutti gli aventi diritti – chiude Converti – bisognerebbe arrivare a quasi 14 milioni di euro annui dedicati esclusivamente a questa delibera”. 

Finanziamento 3,5 milioni di euro annuale ma chiediamo di mettere di più, grazie anche alla chiusura dei CAAT. Ci vorrebbero 12 milioni totali l’anno per farla andare a regime totale. 

 

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