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Non poteva essere diversamente: tra inflazione, guerra in Ucraina e in Israele e i prezzi dell’energia che non sono ancora scesi ai livelli pre-pandemia, anche quest’anno la Tari, la Tassa comunale sui rifiuti, registra un aumento un po’ in tutta Italia, dal Nord al Sud. Secondo un passato studio della Uil, tra il 2018 e il 2022, in media, il costo della tassa è cresciuto del 7%. Ma a pesare non è solo la congiuntura sfavorevole: ancora una volta, in Italia, il problema si chiama evasione e inefficienza. Sono infatti troppi gli italiani che riescono a eludere la tassa, mentre, allo stesso tempo, la Tari aumenta là dove la raccolta dei rifiuti è meno efficiente e, dunque, più cara. Ovvero, al Sud. 




















































La proroga del 30 giugno ai Comuni

A quanto ammonta l’aumento certo per il 2024 è presto per dirlo. In molti comuni gli avvisi di pagamento non sono infatti ancora partiti perché il governo ha concesso con un emendamento al decreto Superbonus una proroga al 30 giugno del termine fissato per le Amministrazioni (originariamente al 30 aprile) per approvare le nuove tariffe della tassa rifiuti. Sono dunque ancora molte le Amministrazioni che non hanno ancora deliberato sugli eventuali aumenti, è il caso, ad esempio, di Torino o Bari. Ma già da ora si può dire che i rincari ci saranno un po’ in tutta la Penisola. Con qualche interessante eccezione. 

Roma: grazie alla lotta all’evasione l’aumento si ferma a +3%

L’Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, aveva previsto uno scenario peggiore per il 2024 di quello che in realtà sembra prospettarsi, ipotizzando aumenti fino al 14%. Per fortuna, nessun Comune dovrebbe arrivare a toccare questa percentuale di rincaro, nemmeno Roma il cui sindaco Roberto Gualtieri nei giorni scorsi aveva spiegato che limitandosi a guardare gli extracosti della municipalizzata Ama riferibili al servizio in sé e all’inflazione, l’aumento doveva essere appunto del 14%, ma l’Amministrazione grazie ai fondi recuperati con la lotta all’evasione è riuscita a evitare la stangata ai cittadini della capitale, contenendo l’aumento a una media del +3%.

A Milano +3,6%, ma si paga comunque meno che nel 2019

Per quanto riguarda Milano, il Comune ha deliberato già al 30 aprile scorso, come era previsto inizialmente, un aumento della Tari del 3,6%. Ma se si confronta il 2024 con i due anni precedenti, si scopre che le riduzioni messe in campo nel 2022 e nel 2023 (circa un -7%) compensano di fatto il rincaro della Tari milanese, che resta una delle più basse in Italia. Rispetto al 2019, inoltre, anno prima della pandemia e dell’emergenza energetica, in concreto i cittadini milanesi pagano meno di tassa sui rifiuti. Intanto, saranno oltre 727 mila i milanesi che riceveranno nei prossimi giorni gli avvisi per il pagamento della Tari 2024. E con una novità: la maggioranza dei contribuenti li leggerà in formato digitale. Oltre 442 mila utenti, ovvero due su tre, troveranno, infatti, la comunicazione sulla tassa rifiuti nella propria casella di posta elettronica, certificata od ordinaria, mentre a 284 mila cittadini senza recapito mail il Comune di Milano continuerà a inviare il tradizionale bollettino cartaceo.

Verona mitiga la Tari con l’aumento della tassa di soggiorno

Intanto, ogni Comune cerca come può di mitigare la tassa. A Verona l’aumento poteva essere calibrato fino a un massimo del 9,6%, ma il Comune ha scelto di effettuare un innalzamento medio del 7,51%, ridotto a 5,61% grazie alla destinazione di un milione di euro derivante dalle maggiori entrate previste nell’anno in corso dall’aumento della Tassa di soggiorno, che sarà in vigore dal 1° luglio con una incremento tra lo 0,50 e 1 euro. Una possibilità riconosciuta da quest’anno e che consente di destinare risorse derivanti dal turismo su altri capitoli di spesa del bilancio. Insomma, saranno i turisti a pagare – almeno in parte – la tassa sui rifiuti dei residenti.

A Genova si rischia un +6,8%

A Genova l’Amiu, l’Azienda multiservizi e d’igiene urbana, aveva quantificato inizialmente l’aumento in un 7,2% e poi in un 6,8% e aveva proposto a tutti i Comuni del genovesato che rientrano nel contratto di servizio di distribuire il rincaro su due anni. Ora, il Comune di Genova, da un aumento possibile della Tari del 6,8% sta tentando di trovare le risorse per arrivare a un aumento «dello zero per cento».

Bologna: niente aumenti

Bene il Comune di Bologna che, senza aver usufruito della proroga al 30 giugno, ha deciso di mantenere invariata per il nono anno consecutivo la Tari, a fronte – dice l’Amministrazione – di un miglioramento del servizio di raccolta e smaltimento differenziato dei rifiuti che comportano per il Comune circa 8 milioni in più all’anno tra spazzino di quartiere, potenziamento lavaggio e spazzamento e raccolta carta e plastica in centro storico che ha sostituito il porta a porta. Si è evitato l’aumento, conclude il settore Bilancio del Comune, grazie alle risorse provenienti quest’anno e negli anni passati dal recupero dell’evasione.

Tari invariata a Modena e Napoi

Tari invariata per il 2024 anche a Modena. Il Consiglio comunale, infatti, ha approvato la delibera sulla definizione delle tariffe, che non crescono dal 2017. Nella città emiliana sono stati confermati anche i bonus e le riduzioni in bolletta per le utenze domestiche e non domestiche. Il montante tariffario del servizio di raccolta rifiuti per il territorio comunale per il 2024 è di 38 milioni 458 mila euro, mentre è di quasi un milione (996 mila euro) il valore delle agevolazioni che hanno permesso di evitare un aumento della tassa. Buone notizie anche da Napoli, dove quest’anno il Comune ha deciso di non aumentare ulteriormente la tassa, dopo che l’anno scorso i napoletani avevano subito una vera batosta: +13% per le utenze domestiche.

Da Ancora a Palermo

Ad Ancora la delibera Tari 2024 ha dovuto fissare a +7,5% l’incremento della tassa rispetto all’anno passato. Ma si tratta dell’aumento massimo (è il caso, per esempio, di un contribuente che vive da solo in una casa di 120 mq). L’aumento, dunque, non sarà così per tutti i cittadini, dato che concorrerà al calcolo finale il valore dell’Isee, il numero dei componenti della famiglia e le eventuali agevolazioni (per esempio, un contribuente che vive da solo in un appartamento di 60 mq avrà un aumento del 4,63%, una famiglia di 4 persone dell’1,38%). Intanto, per l’acconto di maggio non si registreranno variazioni e tutto è rimandato al conguaglio di fine anno. 
Anche a Palermo l’aumento stabilito del 6%, «dovuto dall’indicizzazione del costo della vita e dei servizi», ricadrà sul saldo Tari, visto che l’acconto 2024 è già in riscossione sulla base delle vecchie tariffe. Per avere un’idea, la crescita, rispetto al 2023, ha una forbice che va, per un’immobile di 100 metri quadrati, da 10 euro in più per un nucleo familiare di un solo componente, fino a 30 euro in più con un nucleo familiare di sei o più componenti.

Codacons: «Aumenti ingiustificati»

Intanto, puntuale arriva la nota del Codacons, che ritiene i rincari «applicati da molti Comuni italiani del tutto ingiustificati e rappresentano un danno economico enorme per i cittadini». Secondo l’associazione dei consumatori, commentando i dati dello studio della Uil sugli aumenti del 2024, «a fronte del crollo dei prezzi dell’energia e al generalizzato e sensibile ribasso dell’inflazione, la tariffa sui rifiuti doveva diminuire in tutta Italia ma, al contrario, si registrano aumenti anche importanti in tutti i principali comuni – attacca il presidente Carlo Rienzi -. Una evidente ingiustizia e un danno economico per le famiglie costrette a sopportare rincari del tutto immotivati». E oltre al danno si aggiunge anche la beffa, insiste Rienzi: «La Tari aumenta di più proprio in quelle città dove il servizio di raccolta rifiuti registra un sensibile peggioramento, un paradosso tutto italiano che non ha eguali nel mondo».

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