Prosegue la crescita in Italia delle fonti rinnovabili che nel 2023 hanno raggiunto i massimi storici. Ma restano ancora lontani da raggiungere gli obiettivi fissati per 2030. Solo una forte accelerazione delle installazioni, sostiene l’ANIE Rinnovabili nel suo report, potrà permetterci di recuperare il tempo perduto.
Nel complesso della varie fonti, le installazioni sono cresciute l’anno scorso dell’87% rispetto al 2022. Hanno contribuito un +345% dei potenziamenti su impianti esistenti e un +77% di nuove installazioni. In testa il fotovoltaico con un +92%. In totale sono state installate fonti rinnovabili per un totale di 5.677 MW, così suddivise: 5.234 MW per il fotovoltaico, 487 MW per eolico, – 85 MW per l’idroelettrico (116 MW dismessi a fronte di 31 MW di nuove installazioni) e 41 MW per bioenergie. Sono alcuni dati diffusi dall’Osservatorio FER (Fonti Energie Rinnovabili), realizzato da ANIE Rinnovabili, associazione di ANIE Confindustria, sulla base dei dati Gaudì di Terna.
Siamo solo a metà della road map 2030
Al 31 dicembre 2023 in Italia risultano installati complessivamente 66,393 GW. Cica la metà della road map per il 2030, quando dovremmo avere una capacità di oltre 131 GW. L’Italia è quindi ben lontana dall’obiettivo di aggiungere 9 GW all’anno di nuova potenza rinnovabile.
Come si nota dalla tabella qui sotto, tutte le fonti, tranne l’idroelettrico, hanno una caratteristica in comune: la prevalenza di impianti di piccola taglia, più costosi e meno efficienti.
Troppi gli impianti di piccola taglia, economicamente meno efficienti
La crescita del fotovoltaico è sostenuta per il 79% da impianti di taglia ≤ 1.000 kW grazie alle detrazioni fiscali (in particolare il superbonus) e all’autoconsumo. Si segnala anche l’incremento degli impianti utility scale (≥ 10.000 kW), ma si tratta di una crescita molto modesta.
La produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile nel 2023 è aumentata del +12% rispetto al 2022 e ha coperto il 37% del fabbisogno. In forte ripresa l’Idroelettrico, dopo due anni di forte siccità, ma ancora sotto i livelli degli anni precedenti.
Anche grazie al maggior contributo delle fonti rinnovabili per prezzo dell’energia PUN è calato del 58% l’anno scorso, in linea con quello degli altri paesi europei. Resta ancora molto superiore rispetto agli anni che hanno preceduto la crisi energetica. Positivo il dato del primo quadrimestre 2024, con un’ulteriore discesa del 28% a quota 91,5 euro a MWh.
Un quadro normativo opaco, manca una spinta vera della politica
In definitiva l’ANIE lamenta una spinta insufficiente. Il quadro normativo è ancora molto opaco, eccezion fatta per il segmento residenziale del comparto fotovoltaico e per l’autoconsumo diffuso delle comunità energetiche.
Le semplificazioni degli iter autorizzativi per gli impianti utility scale non hanno prodotto ancora i frutti auspicati.
Infine, nonostante il MASE (Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica) abbia provveduto ad autorizzare gli impianti, non hanno ricevuto il nulla osta dal MIC (Ministero della Cultura).
Il panorama è ulteriormente rabbuiato dalla “presa di posizione” di alcune Regioni che hanno emanato provvedimenti anche “in opposizione” alle aree idonee stabilite da una normativa nazionale quale il Decreto Legislativo 199/2021 di recepimento della direttiva europea sulle fonti rinnovabili.
Un’azione messa in atto dalle Regioni in attesa del decreto contenente i criteri per l’individuazione delle aree idonee onshore ed offshore e la ripartizione degli obiettivi al 2030 tra le Regioni e Province Autonome che tarda ad arrivare.
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