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Onorevole Francesco Filini, membro della Commissione Finanze e responsabile Programma di Fdi, il governo Meloni è accusato di non aver rimediato all’eccesso di spesa per i bonus edilizi in quanto gli importi mensili medi delle asseverazioni sono fortemente aumentati negli ultimi 18 mesi. C’è del vero? O è la solita polemica politica?

«Solo una meschina polemica politica. La spesa è aumentata a fine 2023 perché il governo ha anticipato la scadenza del Superbonus e tutti coloro che erano interessati hanno accelerato l’esecuzione dei lavori per non perdere il beneficio in misura piena. È perciò falso che l’aumento sia da imputare al governo Meloni, che anzi ha avuto il coraggio di porre fine a questo sperpero di denaro pubblico che ha creato una voragine nelle casse dello Stato».

E’ un fatto che il governo Meloni sin dal 2022 sia intervenuto con più norme (decreti e leggi di Bilancio) per bloccare da una parte l’accesso allo sconto-fattura con la cessione del credito, dall’altra per anticipare il taglio dell’aliquota di agevolazione, scesa al 90% nel 2023 e al 70% quest’anno. C’è però chi sostiene che si sarebbe potuto fare di più, visto che la spesa risulta sempre superiore alle stime. Quanto è responsabilità dei vigilanti istituzionali il non aver dato per tempo un allarme adeguato?

«Una doverosa premessa: il governo Meloni ha ereditato questa misura e con coraggio ha deciso di regolare una situazione che ormai stava andando fuori controllo. Con le azioni messe in campo sono stati salvaguardati i conti pubblici, tutelando al tempo stesso famiglie e imprese».

D’accordo, ma si poteva fare di più?

«Sì, evitare di prendere in giro gli italiani promettendo ristrutturazioni gratis che oggi pesano come un macigno sui conti dello Stato».

A questo proposito, il pregresso accumulato negli anni scorsi potrebbe aver fatto esplodere la spesa ove i crediti d’imposta fossero stati portati all’incasso. Poiché il monitoraggio compete sia alle strutture interne come la Ragioneria del Tesoro che a quelle esterne come la Banca d’Italia, che cosa è mancato?

«Fratelli d’Italia ha detto fin dall’inizio che questa misura di agevolazione fiscale, pensata e introdotta da Giuseppe Conte era pericolosa e priva di benefici. Il governo Meloni ha lavorato diligentemente per rimediare ai danni causati dal complesso dei bonus edilizi, con l’obiettivo di porre fine a questa misura disastrosa sia dal punto di vista dei conti pubblici, sia per le truffe che ha generato. Il pacchetto di misure ha comportato un aumento del deficit, un maggior debito di circa 35 miliardi l’anno fino al 2026, una serie di frodi sulla cessione dei crediti, una distorsione della domanda e dell’offerta. Tutto ciò per ristrutturare villette e castelli».

Mi debbo ripetere: c’è qualcosa che il governo avrebbe potuto fare meglio? Oppure l’esecutivo Draghi che vi ha preceduto avrebbe dovuto risolvere la questione alle prime avvisaglie, visto che già nel 2022 la spesa stava avviandosi oltre i 70 miliardi allora stimati?

«Draghi sarebbe sicuramente potuto intervenire in maniera più incisiva e prendendo provvedimenti. Va però detto che ad ostacolarlo su questo, quando era premier, furono proprio i grillini che all’epoca erano partito di maggioranza relativa. Gli stessi che oggi ci fanno la morale e accusano l’esecutivo di non saper governare il Superbonus. La verità è che hanno presentato una legge concepita male e scritta peggio. E non vogliono assumersene la responsabilità».

L’obbligo di detrarre i crediti in dieci anni per i lavori che ricadono nell’attuale anno fiscale potrà dare un contributo decisivo oppure si rischia di allungare l’effetto distorsivo del Superbonus compromettendo la politica economica del governo?

«L’obbligo di detrarre i crediti in dieci anni consentirà una correzione del deficit pari a oltre un punto di Pil in due anni. Questo emendamento è finalizzato ad allineare l’andamento a legislazione vigente del deficit indicato nel Def 2024 con quello programmatico della Nadef 2023. Gli effetti di una legge si vedono nel tempo e a noi tocca purtroppo arginare le conseguenze disastrose di un’iniziativa scriteriata».

Conte non sembra intenzionato a fare ammenda.

«Conte ha una bella faccia di bronzo a scaricare su chi è venuto dopo la responsabilità dei problemi creati da un suo provvedimento. Mai slogan elettorale è stato più azzeccato di quello scelto dai grillini per le elezioni europee: L’Italia che conta Certo, che conta i danni lasciati da Conte. Purtroppo, siamo in questa situazione perché l’instabilità politica favorisce la tendenza a sperperare i soldi pubblici per guadagnare facile consenso, salvo poi attribuire le responsabilità ad altri.

Oggi per fortuna c’è un governo stabile e responsabile che sta cercando di recuperare anni di improvvisazione politica».

 

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